Fra i tanti problemi dell'appassionato di musica, c'è il supporto, ed è un problema che si accentua con il passare degli anni, anzi dei decenni, di vita e di musica.
Ad esempio, chi è stato teenager negli anni ottanta ha ricordi in cassetta: quello che è ora un oggetto per molti giovani sconosciuto, era all'epoca il formato principale in cui i giovani si scambiavano musica.
Registrazioni spesso di non grande qualità, che richiedevano tempo per l'ascolto, la registrazione, per non parlare della creazione delle immancabili compilation, fra le varie cose uno degli strumenti chiave della vita amorosa di un music nerd.
Tre decenni dopo, le cassette dell'epoca sono spesso andate perse fra traslochi e cantine, a volte smagnetizzate, per non parlare del fatto che ormai nelle case abbondano i lettori digitali di ogni tipo, ma rare sono le piastre per musicassette.
Quella collezione è stata rimpiazzata in vario modo, da cd, mp3, ed anche dal vinile che, dopo essere quasi scomparso dal mercato delle nuove uscite, sta vivendo una nuova giovinezza, fortunatamente.
In tutto questo, c'è sempre qualche disco che non si riesce più a trovare, per un motivo o per l'altro, a volte anche dischi che si sono molto amati ed ascoltati, ed in alcuni casi si finisce anche per faticare a ricordare tutte le bands.
Per me fra questi (quelli che non riuscivo a trovare, non quello che avevo scordato!) c'era sicuramente il primo disco di una band romana, uscito nel 1989.. l'anno della mia maturità, nota autobiografica che può sembrare inutile, ma che invece può aiutare a situare il discorso.
Negli anni ottanta, allo scoppio dell'epidemia di pop sintetico che purtroppo ricordiamo tutti anche perché ciclicamente riproposta in varie salse, ebbi la fortuna di essere introdotto a tutt'altra musica.
Dal sisma del punk aveva appena avuto origine lo tsunami della new wave, quella d'oltremanica in primo luogo (The Cure, The Smiths e Bauhaus su tutti per me, all'epoca) ma poi anche quella italiana: Litfiba, CCCP, Diaframma..
Quando con gli anni ottanta stava finendo anche il mio liceo, mentre allargavo i miei orizzonti musicali anche verso territori hard & heavy (e da lì a poco sarebbe arrivata Seattle e tutto ciò che ne è conseguito), il continuo scambio di cassette di cui parlavo mi portò fra le mani un disco di cui si diceva un gran bene: No escape from acid hysteria, primo album dei romani Fasten Belt.
Fu amore al primo ascolto, per un disco ed una band che erano una miscela esplosiva di punk, new wave, psichedelia.. il tutto, avrei scoperto negli anni a venire, ancor più entusiasmante dal vivo.
I Fasten Belt fecero un secondo disco, poi si sciolsero, salvo riformarsi per un terzo ed ultimo album, unico in italiano ed unico su major, per poi sciogliersi definitivamente.
E quella cassetta, confesso, devo averla persa: anche nell'ultimo trasloco, quando ho messo in vari scatoloni la mia collezione (le ho ancora tutte, o quasi..), non mi pare di averla vista, purtroppo..
Finché, di recente, non sono entrato in contatto con il loro chitarrista, per il suo attuale progetto di cui vi parlerò presto, ed ho scoperto che quel disco incredibile è in free download su Bandcamp!!
Per questo vi ho raccontato tutta questa storia (chissà chi è arrivato fino a qui?) e tengo a darvi un consiglio: se siete qui, dovrebbe voler dire che vi piace il rock italiano, e se così è non potete non avere questo pezzo di storia, SCARICATELO QUI!!
Poi, potrei aggiungere che avrò la fortuna di riceverlo addirittura in vinile, omaggio dell'artista.. ma anche questa sarebbe una nota autobiografica, ed in questo caso non mi aiuta a dire nulla, se non che son felice come un pischello, grazie ai Fasten Belt.
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