Appuntamento speciale, questa settimana, il sesto dei Sentieri Sonori estivi: come è ormai tradizione, approfittiamo delle settimane estive per proporvi una carrellata di alcune fra le più belle interviste della stagione appena conclusa, lunga, ricca e quanto mai densa di ospiti.
Il primo ospite del 15 aprile è stato un artista che apprezziamo molto, come testimonia il fatto che è stata la sua quinta apparizione sulle nostre frequenze negli ultimi dieci anni.
Parliamo di Kento, rapper reggino che abbiamo già intervistato (qui l'ultimo podcast) per i due album che ha registrato con una sorta di super-band, The Voodoo Brothers, che includeva fra gli altri nomi a noi noti come Federico JolkiPalki Camici, già bassista di Honeybird & the Birdies, e Cesare Petulicchio, batterista dei Bud Spencer Blues Explosion. Due dischi che, partendo da rap, blues e rock esploravano territori ed epoche musicali anche molto lontane fra di loro, come in una sorta di viaggio nella storia della musica afroamericana, che hanno fatto parte delle nostre Picks 2014 e 2016. Lo abbiamo ritrovato all'inizio del 2021 per Barre - Rap, sogni e segreti in un carcere minorili, libro edito da Minimum Fax in cui racconta la sua esperienza maturata in oltre dieci anni di laboratori in vari istituti penitenziari italiani, a contatto con centinaia di ragazzi detenuti, insieme ai quali ha scritto strofe, ritornelli e punchline. La pubblicazione è stata accompagnata dal Barre Mixtape, e presentata da Raf nei Radioracconti (qui il podcast).
Dopo un EP nel maggio 2022, intitolato Neanche per sbaglio, lo scorso 31 marzo Time 2 Rap ha pubblicato Kombat Rap, quello che di fatto è il suo primo album solista da 14 anni. Un disco complesso, dalla lunga gestazione, che se dal punto di vista lirico è come sua abitudine carico allo stesso tempo di messaggi e di poesia, dal punto di vista musicale riserva parecchie sorprese. Frutto del lavoro di 12 diversi produttori, l’album passa dal boombap originale agli esperimenti rock, fino ad arrivare anche alla techno e alla trap, ovviamente rivisitate attraverso la sua personalità ed il suo stile. Molte anche le collaborazioni al microfono, fra rapper come Lucariello e Claver Gold, featuring inaspettati come Johnson Righeira, ed ospiti internazionali come l'attrice e cantante neozelandese Lucy Lawless e la leggenda della dancehall giamaicana Burru Banton. Uno splendido lavoro, che lo stesso Kento presenta così: "Volevo un disco che avesse la libertà e la forza della musica indipendente ma con un livello di sound e collaborazioni degno di una major, e sono molto, molto contento del risultato. Non credo che in molti si aspettassero da me un lavoro del genere, che ribalta tante scelte musicali del passato e forse scontenterà qualcuno tra i miei storici ascoltatori. Ma non sono mai riuscito nella vita a scegliere la strada facile, e preferirei smettere di fare musica piuttosto che ridurmi ad essere la cover band di me stesso."
Sempre il 15 aprile siamo stati lieti di accogliere per la prima volta un gruppo presente nelle mie scalette da quando ho iniziato a fare radio, ormai più di 25 anni fa.
Si tratta di una storica band del punk italiano, di cui mi ero innamorato fin dal nome, Punkreas. Nati nel 1989, hanno esordito l'anno seguente con un demo, cui sono seguiti ad oggi ben 11 album di inediti, più vari live, raccolte ed EP. Il tutto con un'invidiabile stabilità nella formazione, che in questi tre decenni abbondanti ha visto pochi cambi, ed include ancora oggi tre membri fondatori su cinque. Dopo aver celebrato i trent’anni di carriera con XXX 1989-2019: The Best, ed essersi dati una veste acustica dal vivo e nel disco Funny Goes Acoustic del 2021, tornano a "lasciare il segno con l'attitudine e l'impegno che li ha resi tra i principali esponenti del punk rock e ska punk in Italia, suggellando il loro percorso con un nuovo ed energico lavoro discografico".
Lo scorso 31 marzo è infatti uscito Electric Déjà-vu, il loro nuovo album, scritto in parte prima della pandemia, che ha come filo conduttore il concetto dei corsi e ricorsi storici: la guerra e la propaganda, la destra al governo, gli imbonitori di regime, i diritti calpestati e lo sfruttamento del lavoro, sono alcuni dei temi presenti in questo lavoro, con il loro triste sapore di già visto. Un ottimo disco, prodotto e registrato come il precedente da Roberto Rhobbo Bovolenta ed impreziosito da ospiti come Giancane, Francesco Fry Moneti e Franco D’Aniello dei Modena City Ramblers e Raphael, una delle più belle voci del reggae italiano.
L'intervista del 18 marzo è stata dedicata a quella che non esitiamo a definire una delle più belle sorprese di questo inizio di anno.
Si tratta del disco di esordio di Checco Curci, cantautore nato e cresciuto a Noci, in provincia di Bari, che si è in seguito trasferito prima a Venezia per studiare architettura, poi a Milano per specializzarsi in urbanistica, materia che oggi insegna al Politecnico. In questi anni ha militato in vari gruppi, ed ha anche fondato l’associazione BucoBum e curato per 10 anni la direzione artistica dell’omonimo festival, portando a Noci una lunga lista di ottimi artisti italiani (Dente, Dimartino, Giovanni Truppi, Motta, Edda e tanti altri).
Lo scorso 27 gennaio l’etichetta-collettivo Dischi Uappissimi (con distribuzione ArtistFirst) ha pubblicato il suo primo album, Anche solo per un saluto: undici canzoni che "penetrano nelle pieghe nascoste dei pensieri e dei comportamenti umani per provare a svelare i significati complessi e profondi che si celano dietro azioni e fatti apparentemente semplici o scontati". Suoi sono i testi, le musiche e gli arrangiamenti, mentre la produzione è di Giacomo Carlone con la partecipazione di Leo Steeds. Last, but not least, il disco si pregia della supervisione artistica di quello che ci piace definire un vecchio amico della trasmissione, Riccardo Sinigallia, che già prima di entrare nel progetto aveva più volte descritto il lavoro di Checco Curci come una delle novità più interessanti e originali nel panorama della canzone italiana.
Un disco ricco e vario, ma mai sovraccarico o sfocato, profondo e complesso, ma mai ostico o pretenzioso, che sorprende e conquista per maturità e personalità. Canzoni che "più che attraversare i generi e gli stili, li scavalcano e si presentano come tessere di un grande mosaico, articolato e complesso, ma al tempo stesso compatto e lineare, astratto eppure incredibilmente realistico. Che siano imperniati sul suono solitario di un pianoforte verticale o su ricchi incastri armonici e timbrici, i brani di Checco Curci trasudano contemporaneità senza mai tradire la forma canzone. L’anima del cantautore, l’acume del compositore, il gusto del musicista, il coraggio dello sperimentatore si conciliano nello spazio finito di una canzone."
READY TO TUNE IN?!
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