Si tratta di una storica band del punk italiano, di cui mi ero innamorato fin dal nome, Punkreas. Nati nel 1989, hanno esordito l'anno seguente con un demo, cui sono seguiti ad oggi ben 11 album di inediti, più vari live, raccolte ed EP. Il tutto con un'invidiabile stabilità nella formazione, che in questi tre decenni abbondanti ha visto pochi cambi, ed include ancora oggi tre membri fondatori su cinque. Dopo aver celebrato i trent’anni di carriera con XXX 1989-2019: The Best, ed essersi dati una veste acustica dal vivo e nel disco Funny Goes Acoustic del 2021, tornano a "lasciare il segno con l'attitudine e l'impegno che li ha resi tra i principali esponenti del punk rock e ska punk in Italia, suggellando il loro percorso con un nuovo ed energico lavoro discografico".
Lo scorso 31 marzo è infatti uscito Electric Déjà-vu, il loro nuovo album, scritto in parte prima della pandemia, che ha come filo conduttore il concetto dei corsi e ricorsi storici: la guerra e la propaganda, la destra al governo, gli imbonitori di regime, i diritti calpestati e lo sfruttamento del lavoro, sono alcuni dei temi presenti in questo lavoro, con il loro triste sapore di già visto. Un ottimo disco, prodotto e registrato come il precedente da Roberto Rhobbo Bovolenta ed impreziosito da ospiti come Giancane, Francesco Fry Moneti e Franco D’Aniello dei Modena City Ramblers e Raphael, una delle più belle voci del reggae italiano.
La scorsa settimana è uscito il nuovo singolo, che presentano così: "Dai Dai Dai, o meglio, DIE DIE DIE è un brano che mette in luce la condizione dei nuovi schiavi dell’era moderna. In un’epoca in cui tutto va veloce, i servizi, anche quelli accessori, sono accessibili e alla portata di un click, a farne le spese sono coloro che vengono utilizzati per venire incontro a una costante e crescente richiesta di comodità. Nello specifico DIE DIE DIE affronta il tema della precarietà e dei rischi a cui si sottopongono continuamente i rider: gente che a cavallo di una bicicletta è addetta a consegnare al nostro domicilio pizza, panini e qualsiasi altra cosa di cui abbiamo voglia, mentre compulsivamente dal nostro divano controlliamo lo stato della nostra consegna. Abbiamo voluto raccontare in questo brano, che vede il featuring di Giancane, di come è cambiata, ma non è evoluta la condizione di certi lavoratori. Se un tempo era l’alienazione dovuta all’essere legati a una catena di montaggio, con tutti i rischi legati all’uso delle macchine, oggi esiste una nuova categoria di lavoratori legati alla "catena di un algoritmo": uomini che pur di offrire un servizio immediato, puntuale si lanciano nel traffico, a prescindere dalle condizioni meteo, con uno stipendio da fame, solo per rispondere a un’esigenza legata al crescente bisogno di velocità e comodità. Abbiamo scelto un ritornello che, seppur musicalmente leggero, punta a denunciare una condizione che in certe situazioni sfiora la disumanità: "Dai Dai Dai - muori, muori, muori" gioca sulla doppia valenza dell’incitare all'essere performanti e fare tutto nel minor tempo possibile, condannando chi, in sella a quella bici, mette letteralmente a rischio la propria vita, per farci essere comodi, pigri e meschinamente felici." Oggi ve ne presentiamo il video, per la regia di Marco e Luca Donazzan, Hèlio Gomes e Punkreas: enjoy!!
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