Si fanno chiamare Collettivo Ginsberg, sono insieme dal 2004, e si definiscono così: “il termine collettivo definisce la pluralità delle persone, dei musicisti, degli artisti collaterali che hanno condiviso il progetto; il nome Ginsberg riflette la ricerca di uno stile letterario ben definito, con richiami a contenuti onirici e riflessivi, dalla poesia beat ai poeti dialettali romagnoli; la musica ha radici profonde e articolate, mulatte, guarda alla tradizione come fonte d’ispirazione per creare qualcosa di nuovo, liberamente, senza legami stilistici o di genere.”
Dopo due primi dischi autoprodotti (I refuse to give up my obsession e Pregnancy), il 2011 è stato un anno di grandi cambiamenti, sia nella formazione che per l’incontro con quello che è diventato il loro produttore, Marco Bertoni dei Confusional Quartet.
I due lavori successivi, De La Crudel † (EP del 2012) ed Asa Nisi Masa (LP del 2013) vengono pubblicati dall’etichetta londinese Seamount Productions. "L’obiettivo era lasciare alle spalle il solco di quella tradizione blues/autoriale in favore di un maggiore sperimentalismo che mettesse insieme da un lato un tappeto sonoro di matrice no wave/voodoo/jazz, dall’altro la tecnica del cut-up. Un mix che rende i dischi dei collage musicali e letterari, debitori verso quelle influenze beat/dadaiste da sempre care. Questa nuova fase di scrittura in italiano e dialetto romagnolo arricchisce di significato le musiche; i testi accostano brandelli di scritti originali a brandelli di altri autori così da assumere una nuova valenza descrittiva e semantica."
Nel febbraio 2015 hanno iniziato a lavorare al nuovo disco, che è stato pubblicato il 30 settembre scorso: si intitola Tropico e vede la produzione artistica affidata nuovamente a Marco Bertoni.
Un disco affascinante e vario, "che accosta il mambo voodoo di Perez Prado al funk di Miles Davis, l’esotismo di Yma Sumac ad influenze mediterranee alla Mustafa Kandirali, il rhythm and blues di Screamin Jay Hawkins al samba di Milton Nascimento e, passando attraverso i ritmi dell’Africa Nera, si torna a casa dove la canzone italiana Anni ’60 (Dalla e Battisti su tutti) marca il territorio a batter di mani."
Il video del secondo singolo tratto dall’album, Con due monete, è stato girato durante una live session presso lo studio di registrazione L’Amor Mio Non Muore di Forlì, che è anche co-editore dell’album con IRMA Records. L’ispirazione per il brano è spiegata e raccontata così dalla band: "Musicalmente è il brano è stato pensato e costruito sulla falsa riga di I Put a Spell on You di Screamin Jay Hawkins e racconta il lamento di un cane nei confronti del cane compagno di sempre. Si tratta di Jack (il più anziano, un malamute) e Jimi (un husky), i due cani della nostra prima sala prove. Jimi fu avvelenato da qualche vicino e Jack morì, esattamente tre mesi dopo, di dolore e di solitudine.La canzone sembrerebbe quasi d’amore, se non fosse che ad esempio di parla di pelo di velluto; le monete del titolo e del testo sono quelle che venivano messe tradizionalmente sugli occhi dei defunti come obolo per Caronte, affinché potessero essere traghettati al di là del fiume Acheronte."
Con questo video entriamo con loro nello studio, pare l’unico in Italia solo con attrezzatura analogica, che ha contribuito a dare al loro sound "un calore e un’eleganza vintage, in una commistione di generi sofisticata, ma anche molto accattivante tra cantautorato, sonorità jazzate e un po’ di appeal da musica cinematica anni ’70": enjoy!!
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