Vi voglio infatti portare in una sorta di viaggio nel tempo con il sottoscritto, nella Roma della seconda metà degli anni '90. Un decennio come diciamo spesso fondamentale nella storia del rock italiano, che in quel periodo ebbe una vera e propria esplosione, fra gruppi e dischi che si imposero anche al grande pubblico, ed altri che rimasero fenomeni maggiormente di nicchia. Fra i secondi, un posto speciale nel cuore del sottoscritto è occupato dagli Elettrojoyce, band formata da Filippo Gatti (basso e voce), Andrea Salvati (chitarra e pianoforte) Stefano Romiti (chitarra) e Fabrizio D'Armini (batteria).
Sono stati capaci di unire il rock d'oltremanica alla canzone d'autore italiana in modo mirabile, producendo due splendidi dischi omonimi, cui si fa di solito riferimento per il colore della copertina: quello nero nel 1996 e quello rosso nel 1998. A seguire, gli altri membri abbandonarono il gruppo per creare gli E42 (il cui Uomini Celesti finì nella prima edizione delle nostre Picks nel 2010), lasciando che Filippo pubblicasse con una nuova line-up un ultimo album a nome Elettrojoyce, Illumina (2000), che possiamo considerare in effetti un primo passo verso la sua carriera da solista, che ci ha regalato (purtroppo solo) due magnifici dischi, nel 2012 e nel 2017.
Un percorso che ho avuto il piacere di seguire da molto vicino, visto che erano gli anni in cui iniziavo a fare radio, proprio a Roma. Rimasi conquistato, prima a livello musicale poi anche umano, da questi ragazzi, che divennero cari amici ed habitué delle mie scalette, al punto che coniai per loro la definizione "l'orgoglio della capitale", con qualche invidia fra i loro colleghi.
Ricordo ancora quando ebbi l'onore di ricevere in anteprima il disco rosso, su una cassetta TDK (ricordi vintage..) che mi venne passata in gran segreto e che consumai, per poi scoprire con gioia ed emozione di essere per la prima volta finito nei ringraziamenti del booklet. Come ricordo, fra i tanti, un fantastico concerto al Frontiera, che li vide condividere il palco con un'altra delle nostre band del cuore, gli Scisma. Per aggiungere una nota personale, furono proprio loro, quando decisi a fine '98 di lasciare quella radio, a portarmi e presentarmi in uno dei cuori della musica dal vivo romana dell'epoca: da là iniziarono per me due indimenticabili anni al mixer del Locale, con un numero imprecisato di dj-set post-concerto, interrotti solo dalla mia partenza per Lussemburgo.
Oggi vogliamo parlare del loro secondo lavoro, uscito nel 1998: un disco che confermava le grandi qualità della band, dimostrandone un'importante maturazione, e definendo compiutamente quello che era ormai il loro inconfondibile stile, di grande spessore sia dal punto di vista musicale che da quello lirico.
Un album che segnava il passaggio ad una major, Sony/Epic, facendomi sperare fosse l'occasione per la loro definitiva esplosione. Questo anche perché la tracklist, ricca e variegata, includeva anche vari brani che avevano tutto per essere potenziali singoli anche mainstream.. o quasi. La storia è andata purtroppo in modo diverso, per tanti motivi che sarebbe difficile e lungo analizzare, dai tanti difetti dell'industria discografica a qualche crescente dissapore all'interno della band, che l'anno seguente ha visto come dicevamo l'uscita di tre membri.
Un disco che non è neanche disponibile sulle principale piattaforme digitali, che potete ancora reperire online (ad esempio qui su Discogs) e che per fortuna qualcuno ha caricato su YouTube: enjoy!!
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