Saturday, August 10, 2019

In onda stamattina, riascolteremo le interviste a Francesco Di Bella, Alessio Bondì & I hate my village

È arrivato il weekend, pronti come ogni sabato a seguirci su nuovi Sentieri Sonori?
Appuntamento speciale, questa settimana, il quarto dei Sentieri Sonori estivi: come è ormai tradizione, approfittiamo delle settimane estive per proporvi una carrellata di alcune fra le più belle interviste della stagione appena conclusa, lunga, ricca e quanto mai densa di ospiti.

Quest'oggi inizieremo tornando ad inizio novembre 2018, quando abbiamo dato il bentornato ad un artista che apprezziamo e seguiamo da molto tempo, e che siamo già stati lieti di accogliere in trasmissione due anni prima (qui il podcast).

Francesco Di Bella è stato per 15 anni il frontman dei 24 Grana, band napoletana dal percorso originale e variegato, iniziato fra punk, elettronica e dub, proseguito con esplorazioni psichedeliche e finito per avvicinarsi al cantautorato. Nel 2013 ha lasciato il gruppo per dedicarsi ad un percorso solista che aveva iniziato già da qualche anno, e l’anno seguente ha pubblicato Francesco Di Bella & Ballads Café, album composto per la quasi totalità da brani del repertorio dei 24 Grana, reintepretati in chiave più intimista. Il suo primo disco di inediti, Nuova Gianturco, è uscito nel settembre 2016 per La Canzonetta: un lavoro che ci è piaciuto molto, che ha confermato il talento dell'artista napoletano, autore di melodie dolci e coinvolgenti e di testi mai banali, e che abbiamo incluso nelle nostre Sentieri Sonori Picks 2016.

Lo stesso è successo nel 2018 al suo nuovo album, 'O diavolo, pubblicato a fine ottobre, sempre per La Canzonetta: uno splendido disco, che da un lato ci fa ritrovare un autore che amiamo molto, con il suo inconfondibile stile ed il suo grande gusto melodico, e dall’altro ci fa scoprire le sue ultime esplorazioni sonore, come sempre molto varie e libere.



Andremo poi ad inizio gennaio, quando abbiamo ospitato l'autore di una delle più liete sorprese degli ultimi mesi, che non abbiamo esitato ed includere nelle nostre Sentieri Sonori Picks 2018.

Si tratta del secondo album di Alessio Bondì, giovane e talentuoso cantautore siciliano che ha esordito nel 2015 con Sfardo, raccogliendo consensi e riconoscimenti. È stato definito come "una via di mezzo tra Jeff Buckley e Rosa Balistreri", per la sua capacità di unire le moderne sonorità internazionali alla tradizione musicale della sua terra, testimoniata anche dal cantato in siciliano. Nel 2017 il disco è stato ristampato in 10 Paesi, e Bondì ha iniziato a farsi conoscere internazionalmente, finendo per innamorarsi della musica brasiliana ed imparare il portoghese, ed andando anche a vivere per qualche tempo a Barcellona, dove ha appreso anche un po’ di spagnolo.

Un percorso che pare aver lasciato un segno importante nella sua carriera, a giudicare da Nivuru, il suo secondo disco, prodotto da Fabio Rizzo ed uscito il 2 novembre per 800A Records. Un titolo che in siciliano significa nero, per un album che è invece un'esplosione di suoni e colori, "un viaggio dentro la potenza della Sicilia tra ritmi vivaci e sospensioni improvvise. Lontano da climi folkloristici o tradizionali, la tracklist rappresenta piuttosto un ponte tra una Sicilia profonda, l’Africa e l’America Latina, il cui sound si snoda tra ritmi afro-funk, soul, musica popular do Brasil e scenari poetici, umidi di sesso e disperazione, spaesamenti e momenti luminosissimi." Un lavoro che sorprende, conquista e che si fatica molto ad estrarre dallo stereo, per freschezza, originalità e qualità della proposta.

 


Sempre nella stessa trasmissione, abbiamo presentato in anteprima il debutto di un nuovo progetto, formato però da musicisti molto ben noti dalle nostre parti.

Si chiama I hate my village, ed è il risultato dell'unione della batteria di Fabio Rondanini (Calibro 35 ed Afterhours, fra gli altri) con la chitarra di Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion e molti altri), con la partecipazione della voce di Alberto Ferrari (Verdena) e la produzione di Marco Fasolo (Jennifer Gentle). Una collaborazione nata dalla loro comune passione per la musica africana, nata sui palchi accompagnando maestri quali Bombino e Rokia Traoré. Il primo frutto era stato il singolo che aveva lanciato l'uscita del secondo disco da solista del chitarrista romano, che ci aveva anche parlato di queste loro affinità elettiva nell'intervista che ci aveva concesso all'uscita del disco (qui il podcast).

A partire da là, "jam dopo jam prendono forma 9 incredibili tracce in cui melodie e ritmi dalla Madre Africa si fondono con timbriche occidentali, ottenendo una miscela di straordinario effetto. Questo risultato si amplifica ulteriormente grazie al contributo di uno dei personaggi chiave del rock nostrano dagli anni ’90: Alberto Ferrari si inserisce con la sua inconfondibile vocalità donando all’amalgama strumentale un ulteriore elemento capace di unire mondi - apparentemente lontani - che in I Hate My Village sembrano coesistere da sempre. Il suono che deriva da questo magico incontro è coraggioso ed innovativo. In cabina di regia Marco Fasolo lo restituisce in maniera emozionante, dimostrandosi ancora una volta uno dei produttori più visionari e abili, tanto nel riprendere l’energia dei musicisti in gioco, quanto nel raccontare tutti i variopinti paesaggi sonori della loro scrittura." Uno splendido progetto, ed un disco molto bello e coinvolgente, che è stato pubblicato il 18 gennaio da La Tempesta International, e che siamo stati fieri di poter presentare in anteprima.


READY TO TUNE IN?!!
11.30/13, su Radio ARA, 102.9 & 105.2 in FM a Lussemburgo, live streaming a questo link, podcast a seguire qui.

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