Monday, December 15, 2025

Jazz Gone Dub, Gaudi avvicina due mondi apparentemente lontani nel suo nuovo disco

Nella trasmissione di due settimane fa (qui il podcast) abbiamo presentato fra gli altri un disco molto particolare, che avvicina mondi all'apparenza molto lontani. L'autore è un artista italiano, ma che ha di recente celebrato i trent'anni dal suo trasferimento a Londra, dove si è affermato lavorando con una serie interminabile di grandi nomi.

Daniel Gaudi ha iniziato negli anni '80 come tastierista in varie band, fra cui The Gang e Disciplinatha, e dopo vari altre collaborazioni si è lanciato in un progetto personale che aveva l'obiettivo di coniugare reggae e raggamuffin con l'italiano. Ha così pubblicato due album, Basta Poco nel 1990 e Gaudium Magnum nel 1992, con ottimi riscontri anche commerciali, per poi lanciarsi nello studio del theremin, pubblicando vari singoli strumentali sotto il moniker Dub Alchemist.
Nel 1995 come detto si è stabilito a Londra, creando la sua etichetta Sub Signal Records ed iniziando a scrivere il suo terzo album (Earthbound, 1999) e a lavorare come musicista, produttore e remixer con artisti del calibro di Lee Scratch Perry, Mad Professor, Nusrat Fateh Ali Khan, The Orb, Steel Pulse, Horace Andy... qui trovate la lista completa.

Venendo alle sue opere più recenti, l'anno scorso abbiamo presentato prima Raha, lavoro realizzato con i Savana Funk, poi Torpedo Forward di Gaudi Kosmische Trio, band che unisce dub e krautrock che lo vede affiancato dal bassista Colin Edwin (Porcupine Tree, O.R.k.) e dal chitarrista De Palma. Nello scorso mese di aprile è seguito Disturbia, esordio del progetto Phonolab con il musicista e compositore elettronico Eraldo Bernocchi (e con ospiti quali Mark Stewart di The Pop Group, Gerald Casale dei Devo e Bill Laswell), a maggio il suo Theremin Homage to The Smiths, ed a fine novembre The Bright Side Of The Moog, unione di dub ed elettronica con disco e funk con il DJ Daniele Baldelli.

Non contento, lo scorso 5 dicembre ha pubblicato il suo nuovo album, con un titolo che potremmo definire una dichiarazione d'intenti, Jazz Gone Dub. Un lavoro che, nelle sue parole, "riflette il suono di due mondi che si fondono: l'improvvisazione jazz che scivola nell'universo ampio ed intriso di eco del dub. Il progetto è iniziato durante il lockdown, quando il pianoforte è diventato il mio rifugio quotidiano. In quel silenzio, ho riscoperto i pezzi classici della mia infanzia, mi sono lanciato in lunghe esplorazioni jazz, notando con quanta naturalezza le mie mani si orientassero verso il battito cardiaco insolito del reggae. Quella che era iniziata come una fuga personale si è presto trasformata in qualcosa di più grande, plasmato dal talento di artisti che ammiro profondamente, da Jah Wobble a David Hinds (Steel Pulse), poi Gavin Tate-Lovery, Colin Edwin Sly & Robbie, Ernest Ranglin, Roy Paci, Train To Roots, Nicola Peruch, Tim Hutton (Groove Armada), Horseman e altri che hanno contribuito a dare vita alla musica."

Un disco che colpisce e stupisce di continuo, riuscendo ad unire intimamente due generi che possono sembrare molto lontani, creando un mondo sonoro originale ed affascinante. Avremmo dovuto presentarlo con un'intervista che confesso dispiaciuto di non aver potuto fare, ma che sarei lieto di poter recuperare prossimamente.
Nell'attesa, di invitiamo a tuffarvi in questo splendido album, che potete ascoltare e comprare tramite il player Bandcamp qui sotto: enjoy!!


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