Questa settimana avremo il piacere di ospitare due giovani artiste romane, che abbiamo scoperto essere anche amiche, per presentare i loro interessanti album.
A partire da questa doppia presenza femminile, e da qualche altra uscita del periodo, ci è venuta l'idea di allargare la cosa, proponendovi un Sentieri Sonori tutto al femminile, che ne dite? Si, sarebbe più in tema ad inizio marzo, ma lo sapete che ci piace uscire dagli schemi!
A partire da questa doppia presenza femminile, e da qualche altra uscita del periodo, ci è venuta l'idea di allargare la cosa, proponendovi un Sentieri Sonori tutto al femminile, che ne dite? Si, sarebbe più in tema ad inizio marzo, ma lo sapete che ci piace uscire dagli schemi!
Ci sarà come sempre spazio per le novità, in primo luogo quella fresca di settimana, il sorprendente esordio di Chiara Vidonis, cui abbiamo dedicato un post lunedì, e che ai successivi ascolti ci sta convincendo sempre più.
Parleremo poi del terzo album di Suz, con il suo affascinante trip hop, e vi presenteremo con notevole ritardo il debutto solista di Matilde Davoli (già con Studiodavoli e Girl with the gun), uscito nel mese di giugno.
Venendo alle ospiti, accoglieremo in primo luogo Livia Ferri, cantautrice romana che ha frequentato il Saint Louis College of Music, diplomandosi in Songwriting nel 2011, per poi esordire l’anno seguente con Taking care.
Se quest’opera prima era legata a doppio filo alla vita personale dell’artista, ed a due anni dolorosi, il nuovo A path made by walking “rappresenta il giorno dopo: ci si rialza dai giorni bui per intraprendere un cammino, solo per scoprire che un cammino prestabilito non esiste, ma ognuno è pioniere ed esploratore di un nuovo cammino, unico e personale.”
Ed è un cammino la stessa uscita del disco, un originale sentiero sonoro iniziato nel gennaio scorso, per rivelare ogni 45 giorni una delle otto canzoni che compongono il disco, affiancate da due brani strumentali.
Sullo stesso concetto sono basati il titolo del disco, ispirato da un verso di Antonio Machado, e l’artwork, realizzato con la tecnica 1Line, ovvero disegni a penna realizzati in un unico tratto continuo: Martha Ter Horst ne ha realizzato uno per ogni brano, più un ritratto dell’artista.
Sarà poi il momento di parlare di quello che per noi è stato uno degli esordi più interessanti degli ultimi mesi.. sarà anche che un progetto nato fra Roma ed Amsterdam non poteva non incuriosire un romano (di adozione) ormai trapiantato all'altro estremo del Benelux?
Si tratta di How to erase a plot, primo album degli Armaud, uscito il 23 ottobre scorso per Lady Sometimes Records.
Un album terribilmente affascinante, sospeso, etereo, che a voler attaccare etichette (esercizio che odio ma talvolta inevitabile) potremmo dire stia fra dream-pop, trip-hop, folk à la Bon Iver.. ma che soprattutto finisce per creare un mondo tutto suo.
Dieci splendidi brani che ho ascoltato a ripetizione, arrangiati con gran gusto, su cui spicca la bella voce di Paola Fecarotta.
Trombettista, cantante e chitarrista, ha frequentato la Saint Louis School di Roma, per poi trasferirsi nel 2009 in Olanda per studiare jazz al Conservatorium di Amsterdam.
A dicembre 2013 ha preso forma questo suo progetto chitarra & voce, con l’utilizzo di delay, loop, riverberi ed armonici che creano un’atmosfera rarefatta, vibrante: dopo aver macinato parecchi km in giro per locali e club europei (Olanda, Belgio, Francia, Germania, Lituania e Italia) fin dall'anno scorso, arriva ora a pubblicare questo splendido lavoro.
Sul palco è ora affiancata alla chitarra e drum machine da Marco Bonini (di una band che vi proponiamo spesso, i Mamavegas) e da Federico Leo alla batteria: un’empatia artistica che piano piano ha trovato spazio anche nei brani del disco, trasformando così Armaud da un progetto solista ad un vero e proprio trio.
READY TO TUNE IN?!!
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