Sunday, June 9, 2019

Franco Battiato in concerto a Baghdad (1992)

L'abituale appuntamento con il concerto della domenica del nostro blog questa settimana vi offre uno spettacolo molto particolare, nel quale mi sono imbattuto qualche giorno fa su YouTube.

Particolare non tanto per il protagonista, il grande Franco Battiato, quanto soprattutto per il luogo ed il momento: Baghdad, 1992. Si era da poco conclusa la prima Guerra del Golfo, ma restava alta la tensione fra la comunità internazionale ed il regime di Saddam Hussein, fra le sofferenze della popolazione civile.
Nell'ambito dell'iniziativa umanitaria per l'infanzia irachena Un ponte per Baghdad, Battiato si esibì il 4 dicembre 1992 al Teatro Nazionale iracheno, accompagnato dall'orchestra de I Virtuosi Italiani e dall'Orchestra sinfonica nazionale d'Iraq, dirette da Mohammad Othman, Antonio Ballista e Giusto Pio.
Nelle parole dell'artista siciliano: "Quando mi hanno chiamato dall'ambasciata irachena e mi hanno chiesto di fare un concerto ho detto subito di sì, senza pensarci tanto. E non è da me, che penso molto prima di fare una cosa, e che ho rifiutato altri concerti apparentemente più importanti di questo. Inutile dire che mi sono trovato contro mille persone. Sei pazzo, mi dicevano, vai cantare per il regime di Saddam Hussein. Non è così, ho sempre risposto; tutti coloro che erano con me sanno che se avessi visto in platea una divisa o un mitra non avrei cantato, se fosse arrivato Saddam Hussein mi sarei trovato in grave imbarazzo. Ma per fortuna non è venuto. E' inutile ribadire che lo scopo principe della mia visita in Iraq era umanitario, perché non trovo giusto che un popolo debba soffrire per colpe non sue; ma è anche vero che credo sia giusto dare a tutti una possibilità di redenzione, perché molti assassini sono diventati santi. E ritengo sia stato altrettanto atroce l' uso spettacolare che gli americani hanno fatto della guerra del Golfo, quel costringerci a ritrovarci al mattino con i punteggi aggiornati, come fosse stato un incontro di boxe. Io ho portato musica. La musica prescinde da tutto, riunisce sul serio la gente, la musica è un' arte sublime, un importante momento di aggregazione. Di questo viaggio ricordo la commozione dei musicisti iracheni, che non hanno più nulla, e che hanno ricevuto spartiti, ance, corde per i violini. Ricordo quel pianoforte che abbiamo dovuto accordare a 440 invece che a 442 per paura che saltasse tutto. Non ci sono libri, non c' è possibilità di continuare a studiare, e se la cultura, le notizie non arrivano è difficile che un regime si possa contrastare".

Un'esibizione particolare e toccante che vi invitiamo a gustare fino ai titoli di coda, nei quali si può vedere a fine concerto un colloquio fra Battiato e Tareq Aziz, vice-primo ministro iracheno, figura di spicco di quegli storici e terribili anni.




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