Erano passati già cinque anni dalla precedente intervista a Cesare Basile, per Cummeddia, che aveva chiuso una serie di quattro dischi in sei anni, dopo i celebrati Cesare Basile e Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più (entrambi vincitori della Targa Tenco come migliore album in dialetto) e U fujutu su nesci chi fa?
A un trentennio esatto dal suo esordio da solista, il 3 maggio 2024 ha fatto uscire il suo album più scuro e sperimentale di sempre, Saracena. Un instant concept album, nel quale come sempre le liriche di Cesare non mancano di far sentire forte e chiare la sua voce: il tema è quello dell’esodo, ed i protagonisti sono come è solito fare i perdenti, gli esclusi. Un disco intenso ed emozionante, che saremo lieti di presentare dando il bentornato ad un artista, ed una persona, cui ci legano una stima ed un affetto particolare.
Torniamo ad occuparci di lui perché il 16 maggio Viceversa Records ha pubblicato (in digitale, cd e musicassetta) un suo nuovo e particolare lavoro, intitolato Nivura Spoken. Un disco nato durante la pandemia, quando Cesare ha iniziato a sperimentare con i sintetizzatori e la musica elettronica, mondo che lo incuriosiva, anche perché avvertiva un forte rifiuto verso la chitarra, che non riusciva a suonare.
Nei primi mesi della pandemia ha pubblicato online una prima raccolta di registrazioni, Pulicane tape, definendolo un "captivity live set telephone recorded", per poi lanciarsi in questo nuovo progetto, che racconta così: "L’idea era proprio quella di realizzare quelle che gli americani chiamano spoken words. I brani sono stati costruiti sulle letture, non viceversa. Io ho lavorato sui testi nudi, così come loro me li avevano mandati. E su questo ho costruito tutta la tessitura sonora, spesso anche tagliandoli, allungandoli, ripetendoli. Ho usato le letture come punto di partenza, spesso gli spoken sono fatti su una base già pronta, io invece ho lavorato al contrario. Mi piaceva l’idea che fosse il ritmo della voce a suggerirmi il tono, la trama, lo spessore. È un disco costruito attorno alle voci."
Le voci in questione sono quelle di Rita "Lilith" Oberti (ex cantante dei Not Moving), Sara Ardizzoni (Dagger Moth), Nada, Vera Di Lecce, Sarah ElkahlOut e Valentina Lupica, cui Cesare ha chiesto "di scegliere la lingua che volevano usare, quella che avvertivano più propria, quella nella quale sentivano di avere le radici, la prima lingua che ha raccontato loro il mondo, che spesso è quella dell’infanzia, che è la lingua della terra in cui cresci."
Il risultato è un lavoro molto particolare ed affascinante, che abbiamo presentato dieci giorni fa in trasmissione (qui il podcast) facendo ascoltare Frustration, il brano con Sarah ElkahlOut, giovane rapper donna della Striscia di Gaza: "Sarah ha 18 anni e l’ho sentita una paio di giorni fa. Lei è ancora viva: è rifugiata in una stanza con altri venti persone sotto le bombe. Quattro anni fa, quando mi ha inviato la lettura, era ancora una ragazzina e aveva molte delle speranze che hanno tutte le adolescenti. Ora sembra invecchiata tantissimo, è piena di rancore e di odio. Credo per tanti ragazzini in Palestina questa tragedia è destinata a generare frutti molto brutti per il futuro."
Oggi ve ne proponiamo il video, per la regia di Giovanni Tomaselli: enjoy!!


No comments:
Post a Comment