Vi proporremo come sempre 90 minuti di ottima musica italiana, totalmente incentrati sulle novità, accogliendo gli autori di due dei dischi più interessanti del periodo.
Presenteremo i nuovi singoli di Calibro 35 feat. Elisa Zoot (Black Casino and the Ghost), Punkreas e Campos, gli album di Subsonica, Setti e Finister ed il secondo volume della compilation Istituto Italiano di Cumbia.
Venendo agli ospiti, ci occuperemo in primo luogo del nuovo lavoro di un musicista attivo da quasi vent'anni, ma che confessiamo che fino ad ora conoscevamo più di nome che di fatto.
Gioele Valenti, polistrumentista palermitano, negli ultimi anni è stato molto attivo nella scena neopsichedelica nordeuropea in diverse formazioni (JuJu, Josefin Ohrn, Lay Llamas), ed ora torna a pubblicare un disco con il suo progetto solista, Herself, a tre anni dal precedente. Siamo in territori fra folk e rock, lo-fi e psichedelia, Mark Linkous e Will Oldham, percorsi con piglio e talento grazie ad un attento lavoro di scrittura ed arrangiamento.
Il nuovo album uscirà domani per Urtovox, si intitola Rigel Playground e "predispone l’ascoltatore per un viaggio di folk cosmico, in cui gli inglesismi della tradizione si sposano con una vena alt, come se Beatles e Sparklehorse incontrassero i tormenti di Nick Drake e l’intimismo di un Mike Scott."
Un disco molto affascinante, di grande spessore, interamente scritto, arrangiato e suonato da Gioele, tranne il primo singolo che vi abbiamo già presentato in trasmissione e qui su blog, che vede la partecipazione di un grande nome del rock mondiale, fra gli "eroi" del sottoscritto. The beast of love è infatti cantata da Jonathan Donahue dei Mercury Rev, che hanno anche scelto Herself per accompagnarli nel loro recente tour italiano.
Vi presenteremo poi il nuovo album di una giovanissima quanto talentuosa artista che abbiamo scoperto tre anni fa per l'esordio del suo progetto Any Other, all'epoca spesso nelle nostra scalette.
Si chiama Adele Nigro, ha 24 anni, e nel 2015 ha pubblicato Silently. Quietly. Going Away., "un disco intriso di storie personali, di separazioni difficili, di crescite e di confronti, che ha immediatamente collocato gli Any Other tra le gemme più splendenti dell’indie italiano cantato in lingua inglese, con un tour infinito che ha portato Adele a calcare indifferentemente sia i palchi italiani che quelli europei, in un crescendo di pubblico, attestati di stima e concerti da paura", culminato nella partecipazione al Primavera Sound di Barcelona. Nel frattempo, l'abbiamo anche trovata impegnata in molte collaborazioni, fra cui ricordiamo il disco di Halfalib (il progetto di Marco Giudici, a sua volta collaboratore di Any Other), quello di Generic Animal (nostro ospite a febbraio, qui il podcast) ed il tour nella band di Colapesce (nostro ospite a novembre 2017, qui il podcast).
Il secondo meraviglioso album di Any Other, Two, Geography, è uscito il 14 settembre per 42 Records ed è stato lanciato con un nuovo tour europeo. "Tre anni dopo le cose non sono poi tanto cambiate: Adele, ora ventiquattrenne, continua a scrivere di quel mondo magico e veloce che è la vita prima dei trentanni, quella che in tutta la sua nebulosa complessità poi ci portiamo dentro per sempre come l’unica vera golden age, l’età accecante che forgia il nostro diventare adulti. Quello che è cambiato è il contesto musicale che tiene insieme questa nuova manciata di storie: perché Two, Geography è musicalmente più maturo, più complesso, più libero nella forma e nell’attingere da influenze diverse, antitetiche. a volte Perché se la trinità di Adele rimane pressoché immutata, in Two, Geography si sentono rimandi all’indie folk americano di Phil Elvrum (The Microphones, Mount Erie), al tocco chitarristico di Jim O’Rourke e David Grubbs; e poi il songwriting classico, gli arrangiamenti orchestrali e il free jazz, tutti declinati con uno stile e una sensibilità più che attuali."
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